Libro di Phakyab Rinpoche e Sofia Stril-Rever
Edizioni Cherche Midi, Parigi.

Pubblicazione in francese
Giovedi , 30 mese di ottobre , il 2014.

 

Il percorso di Phakyab Rinpoche è singolare. Dopo aver subito, nel suo paese occupato la prigionia e le torture da parte della Polizia Popolare, questo lama tibetano è riuscito a sfuggire dalle grinfie cinesi per rifugiarsi negli Stati Uniti in aprile 2003. A New York, la cancrena della quale soffriva alla caviglia, peggiora. Le conseguenze dei supplizi si rivelano ben più gravi e la diagnosi è senza appello. L’artrite settica distruttrice e il processo di decomposizione ossea, della cartilagine e dei tessuti del suo piede destro sono classificati come “irreversibili”. Rinpoche soffre in più di una pleuresia e una tubercolosi ossea che lo perseguita a livello delle lombari. Deve portare un busto per tenersi eretto.

Davanti alla gravità del suo stato, i medici americani programmano d’urgenza un’amputazione sotto il ginocchio della gamba destra. L’infezione si ribella alla terapia antibiotica molto forte rischia di diffondersi rapidamente e la paura è quella che muoia di setticemia. Pertanto, nella clinica dell’Ospedale Bellavista di New York, Phakyab Rinpoche sente una voce interna che gli dice “Tagliare non è guarire”. Rifiuta quindi la soluzione dei chirurgi e chiede consiglio al Dalai-Lama che gli risponde a sua volta con una domanda: “Perché cerchi la guarigione all’esterno di te?”.

Con questi indizi, lascia l’ospedale di newyorkese sotto lo sguardo interrogativo del personale. On ne donne pas cher de sa vie. In ogni caso, malgrado gli atroci dolori, attraverso il solo mezzo della meditazione sulla compassione incondizionata e lo yoga dell’energia interna, lo tsa-lung al quale era stato iniziato dall’età dei 16 anni nel monastero di Golok nel Tibet orientale, Phakyab Rinpoche trova in lui la forza necessaria. Alla fine di un ritiro di 3 anni in un piccolo studio di Brooklyn, è riuscito non soltanto a respingere l’infezione ma anche a ricostruire l’astragalo e il piatto tibiale della sua caviglia destra, erosa dalla cancrena, quando in condizioni normali soltanto una greffe osseuse avrebbe permesso un tale risultato.

Il Dr Lionel Coudron, medico traumatologo di Parigi, ha studiato il dossier medico di Phakyab Rinpoche contenuto nei rapporti di medicina generale, di radiologia, di ortopedia, e di pneumologia dell’ospedale Bellavista. Descrive questa doppia guarigione come “un fenomeno di una potenza eccezionale”. Secondo il Dr. Coudron, Phakyab Rinpoche è riuscito a guarire da un male che, dal punto di vista delle conoscenze mediche attuali, avrebbe dovuto essere emporter.

Ma la sua guarigione non è inspiegabile. Rinpoche ha mobilizzato le risorse delle scienze interne della meditazione che fanno intervenire la potenza dello spirito allenato. Ha in effetti accumulato circa ottantamila ore di pratica di yoga profondo che risveglia la coscienza alla sua base amorevole e luminosa.

Questa esperienza fuori dal comune, Phakyab Rinpoche l’ha raccontata con modestia e semplicità a Sofia Stril-Rever, biografa francese del Dalai-Lama, insegnante di meditazione e Mantra Yoga. In una pudica confessione, descrive la sua infanzia tibetana sugli altipiani, la sua famiglia unita, questa cultura così particolare e minacciata dall’estinzione e che rivive in esilio grazie al rayonnement internazionale che gli da notorietà attraverso il Dalai-Lama, premio Nobel per la Pace, porta parola di un’etica laica dedicata alla promozione dei valori umani fondamentali.

Phakyab Rinpoche racconta come si celebra la vita e la felicità nel suo paese. Ricorda la sua ordinazione a 14 anni , nel 1980 quando dopo la morte di Mao l’anima del Tibet rinasceva dalle sue ceneri; poi il suo riconoscimento all’età di 28 anni dal Dalai-Lama come detentore del lignaggio di maestri spirituali che, da Kamalashila a Padampa Sangyé e Darma Dodde, insegnano il powa o tranfert di coscienza dopo la morte. I suoi studi approfonditi sulle scritture buddiste per più di vent’anni, associate a dei lunghi ritiri, gli sono valsi passare con successo gli esami scritti di Geshe Lharampa o “Dottore in divinità”. La lettura del suo libro ci fa entrare nella tradizione tibetana fino all’arrivo a New York, lontano dal suo paese delle Nevi natale, in un mondo così lontano dal suo. Pertanto è lì che riprende possesso del suo corpo e della sua malattia.

La sua guarigione è un formidabile messaggio di speranza. Testimone di una complementarietà possiile tra medicina e meditazione, tra scienze della materia e scienze contemplative, apportando una contribuzione notevole sul dibattito attuale del potere della guarigione dello spirito e della sua capacità di agire sul corpo. Phakyab Rinpoche ha partecipato ai protocolli di ricerca sui benefici terapeutici della meditazione condotti nell’Università di Nwe York , NYU, dal Dr Zoran Josipovic, ed è stato invitato spesso a dare il suo avviso nel quadro del programma di investigazione sulla coscienza Avatar 2045.

Nel suo libro, Phakyab Rinpoche mostra una compassione profonda riguardo ai bourreaux cinesi, difficilmente comprensibile dagli psicologi degli ospedali americani. Quale che sia il male inflitto, quale che sia la sofferenza protrattasi, il monaco vuole preservare la sua visione di bontà fondamentale dell’essere umano. Nella sua lingua Rinpoche significa “prezioso”, come il senso della vita e delle sue multiple rinascite, secondo il principio della reincarnazione, e della sua vita presente che Rinpoche ha offerto all’età di 13 anni, quando decise di diventare monaco per il bene di tutte le esistenze.

A quasi 50 anni, Phakyab Rinpoche ci dà una lezione di coraggio e di esperienza per tutti coloro che soffrono. Al “Giardino del Buddha della Medicina”, nelle Valli dell’Alta Normandia, vicino a Parigi, ha definito un programma su 3 anni “Vivere la pace e la guarigione interiore” , per preparare i suoi studenti a ricevere la trasmissione dello yoga dell’energia che gli ha permesso di guarire. A Parigi, New York, Miami, San Fransisco, Kansas City, Lima, Bogota, Hong Kong o Singapore, così come in Tibet dov’è ritornato nel 2013 per sostenere il suo monastero e lanciare un’azione umanitaria per le madri e i bambini disagiati nel quadro del suo programma Tibet Mother and Child (TMCI), insegna conformemente al messaggio inspirato dalle parole del Dalai-Lama che, nel novembre 2003 gli disse “Non cercare la guarigione all’esterni di te. Tu hai in te la saggezza che dà la forza per guarire. Una volta guarito, insegnerai al mondo come guarire”.